La Sardenaira, focaccia del Ponente Ligure.

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Il mio incontro con la Sardenaira, la sua storia, la mia ricetta e dove mangiarla.

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Porto di Oneglia
Sardenaira di Madamadorè

Solo Grazie al Passaparola

Già che siamo qui, andiamo a mangiare un pezzo di Sardenaira, so io dove.” Così esordisce entusiasta mia mamma mentre passeggiamo lungo il porto di Oneglia.

Il nome del posto non è evocativo e nulla lascia presagire, si chiama Madamadorè. Non è una focacceria, non è una pizza al taglio. E’ un bar-caffetteria. Semplice, piccino, pochi tavoli lungo le pareti, altri sparsi sulla piazza del mercato. Non lo diresti mai che in quel locale si mangia la più buona Sardenaira di Imperia  (o Pissalandrea come la chiamano in loco). Eppure, proprio infondo al bancone, dietro una lunga vetrinetta, alla fine di una serie di torte salate, focacce e panini, si nasconde lei, la Sardenaira. Appena uscita dal forno, geometricamente tagliata e pronta per essere servita. Sembra che lo facciano apposta a lasciala laggiù, nelle retro-vie: solo chi conosce il segreto, per esperienza o passaparola, è degno di ordinarne un pezzetto (esempio perfetto di marketing ligure).

L’impasto è molto morbido e dolce (il proprietario confessa di metterci anche latte), sopra più che una salsa di pomodoro, un ricco sugo alla cipolla. E poi acciughe salate, capperi, olive e aglio, per ogni quadratino un esemplare. Una leggera spolverata di origano come ultimo gesto prima del forno. Il morso affonda facilmente mentre il sugo di pomodoro cola. Il dolce della cipolla, il sapido delle acciughe e dei capperi, l’aroma di aglio che sale nel naso.

Già al primo boccone sai che un secondo giro è scontato.

E’ proprio vero che le cose più buone spesso bisogna scovarle oppure, come per me,  avere la fortuna di essere messi a parte di un prezioso passaparola.

Sardenaira, la pizza della tradizione Ligure
Storia della Sardenaira

La Sardenaira è un piatto storico, un monumento gastronomico dell’estremo Ponente Ligure e anche più in là. Dicono risalga al medioevo.

La sua veneranda età le ha fatto conquistare tanti nomi. Si chiama Sardenaira a Sanremo, probabilmente perché originariamente si usavano le sardine salate (dal dopoguerra sostituite con le acciughe).

A Imperia è conosciuta come Pissalandrea, in onere del magnifico (ho un’ammirazione smisurata per il personaggio) ammiraglio genovese Andrea Doria, nato ad Oneglia e pare grande estimatore del piatto (se non addirittura suo inventore. Succede sempre così con la mitologia…).

Si chiama Pisciarà a Bordighera, Pisciadela  a Ventimiglia  e Pisciarada nell’alta val Nervia. Mentre ad Apricale si trasforma in Macchetusa perché mutua direttamente il nome dal “machetto”, una salsa al mortaio a base di acciughe salate.

Nomi diversi per un unico prodotto da forno. La chiamerei pizza se a Sanremo non fosse considerato sacrilego. Loro la chiamano Torta per distinguerla fieramente dalla pizza napoletana. Forse anche focaccia potrebbe andar bene.

Comunque la si chiami è certo che si tratta di una base di pasta lievitata (attenzione, due volte, di cui l’ultima direttamente in teglia), con olio nell’impasto (come una focaccia) e condita con salsa di pomodoro, acciughe salate, capperi, olive taggiasche, aglio incamiciato e origano. Una pizza dal sapore di Mediterraneo, insomma!

E la cipolla? Questione controversa.

L’originaria versione – probabilmente simile all’odierna Pissaladière nizzarda – era bianca e a base di cipolle, acciughe salate, capperi, aglio, olive e origano. Niente  pomodoro, perché quest’ultimo fu introdotto nella cucina ligure solo ai primi del ‘700, dopo l’importazione dell’America e un lungo periodo di transizione come pianta ornamentale. La ricetta tradizionale di Sanremo, che ha ottenuto il marchio DE.CO. (Denominazione Comunale di Origine) nel 2012, invece, non contempla la cipolla nel suo Disciplinare. Diciamo allora che la cipolla nella Sardenaira è una variante casalinga, peraltro molto frequente (come dimostra quella di Madamadorè).

La Sardenaira e le sue sorelle da sempre vengono cotte in grandi teglie rettangolari per poi essere tagliate a quadri e servite calde o fredde, anche come street-food. A tal proposito ho letto che “la tradizione delle grandi pizze rettangolari cotte nella teglia sembrerebbe sia stata esportata negli Stati Uniti dai liguri, anziché dai napoletani” (Alessandro Marzo Magno, Il genio del gusto, Garzanti, Milano 2014-2015, p.13). Molto interessante.

La Sardenaira, poi, era un piatto che veniva tradizionalmente preparato di venerdì, perché a base di pesce (le sardine salate prima, le acciughe poi) e quindi adatto per i giorni di magro.

Sardenaira, la focaccia della tradizione della Liguria di Ponente
Sardenaira, la pizza della tradizione Ligure: ecco la ricetta.
La mia ricetta

Qui sotto la ricetta di casa mia, che prevede abbondante cipolla rosolata nella salsa di pomodoro, perché mi piace il contrasto tra la dolcezza del sugo di pomodoro con cipolla e la sapidità di tutti gli altri ingredienti in superficie.

L’ho preparata a fine estate facendo la salsa con i pomodori più maturi dell’orto e una cipolla Belendina di Andora, Presidio slow food della Liguria. Una buona passata di pomodori e due cipolle bianche vanno comunque bene.

Sardenaira, ricetta della pizza tradizionale ligure
dove mangiare la miglior Sardenaira nel ponente ligure

A Sanremo:

A Imperia:


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Ciao! I’m Enrica

a home cook, food researcher and experience curator born and bred in Liguria.
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