Oh, il latte dolce fritto. Quando ero bambina e i miei genitori mi portavano al ristorante- il che capitava raramente visto che il miglior ristorante del mondo era ovviamente casa della nonna – speravo sempre che loro ordinassero il fritto misto alla genovese.
Non è un piatto proprio amato dai bambini, infatti. Ci sono diverse verdure e pezzi di carne vari tra cui alcuni diciamo un po’ “ostici” come le cervella. Per di più tutti ben nascosti sotto una croccante e spessa panatura che garantisce ad ogni morso un bell’effetto sorpresa. Però, PERO’, in mezzo al fritto misto alla genovese si cela nascosto e imprevedibile un piccolo tesoro: il latte dolce fritto.
Ebbene si! Si vede che per tradizione i genovesi a tavola tenevano in conto anche i bambini e così, tra una cotoletta e un carciofo, friggevano anche dei soffici, dolcissimi, cubetti di spessa e solida crema pasticcera.
Solo a quelli io puntavo con l’acquolina in bocca tutte le volte che a ristorante arrivava finalmente il vassoio stracolmo di fritti multiformi, proprio quelli mi facevo cercare con ansia e fretta dalla mamma e mi contendevo con mio fratello perché andavano mangiati caldissimi.
Ancora oggi, quando ordino il fritto misto (come ho fatto quando sono andata settimana scorsa a mangiare dal Bruxaboschi) è il latte dolce quello che cerco rovistando discretamente – ma con un po’ di apprensione, lo ammetto – nel piatto di portata. Lo mangio subito. Così. Sempre talmente caldo che al primo morso la crema che fuoriesce dalla panatura mi ustiona la lingua. E mentre soffio inutilmente dalla bocca nella speranza di freddare il boccone, lo sguardo mi si ferma sempre trasognante sul fumo bianco che lentamente sale dall’altra metà rimasta lì, tra le mie dita, a mezz’asta.
Ovviamente non è strettamente necessario accompagnare il latte dolce fritto con carne e cavoli. Ben lo si può preparare da solo, come dolce di fine pasto o come merenda, spolverato con abbondante zucchero (chi lo mette a velo, chi granulato). E in effetti il latte dolce fritto era proprio uno dei dolci che chiudeva i pranzi di Natale delle famiglie genovesi.
Quella che trovate qui è la ricetta che mi ha regalato Serafino Consigliere, grande depositario della tradizione culinaria genovese, quando ho avuto la fortuna di cucinare con lui a fine anno.
Preparatelo il latte dolce fritto. Anche se avete esagerato a Natale e volete stare attenti in vista dell’imminente estate. Cucinatelo. Non solo per i vostri bambini, ma anche per il fanciullino dentro di voi che ogni tanto ha bisogno di qualche coccola in più per risvegliarsi!
Ingredienti
- 8 uova
- 200 g di zucchero semolato
- 200 g di farina bianca tipo “00”, setacciata
- 1 l di latte intero
- 1 limone non trattato, la buccia
- 1 cucchiaino di cannella in polvere
- pangrattato fine
Istruzioni
- In una ciotola ampia sbattete 2 uova intere e 6 rossi d’uovo (tenete da parte i bianchi che serviranno per l’impanatura) con lo zucchero. Aggiungete la farina setacciata e successivamente il latte poco alla volta.
- Mescolate fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo.
- Versate il composto in un pentolino, aggiungete la buccia del limone non trattato e fate cuocere a fuoco lento, rimescolando di continuo, per 25 minuti o fino a quando si sarà creata una crema densa che inizierà a staccarsi dai bordi.
- Levate dal fuoco, togliete la buccia del limone, aggiungete la cannella e versate la crema in un piatto o teglia quadrata dai bordi alti e precedentemente unta d’olio o inumidita in modo da formare uno strato di circa 2,5 cm di altezza.
- Lasciare raffreddare per un paio d’ore (anche in frigo) fino a quando la crema non si sarà rassodata.
- Montate leggermente a neve i bianchi d’uovo. Tagliate la crema ormai solidificata a rombi di circa 3 cm di lato (o nella forma che preferite), passateli prima nei bianchi d’uovo e poi nel pangrattato.
- Friggete i rombi in olio bollente fino a quando saranno dorati e lasciateli asciugare su carta assorbente per togliere l’olio in eccesso.
- Spolverateli con zucchero semolato e serviteli caldissimi.
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